SMART FARMING: AGRICOLTURA E MADE IN ITALY

La tecnologia che tutela il made in Italy

Il nostro è un paese che ancora fatica a valorizzare le sue eccellenze in relazione alla digitalizzazione delle imprese.

Da sempre il made in Italy ha una forte connotazione mondiale specie quando si parla di uno dei pilastri dell’economia italiana: il settore agrifood.

Insieme alla Francia, l’Italia si colloca come uno dei migliori paesi esportatori di prodotti agro-alimentari di origine controllata, che però ha maggiore difficoltà a valorizzare l’etichetta “made in”.

 Il limite dovuto a questo particolare aspetto, è legato al fatto che il nostro paese è composto per la maggioranza da imprese frammentate e di piccole dimensioni  che hanno difficoltà a promuovere la propria  catena del valore.

Tale difficoltà è dettata dall’assenza di innovazione digitale volta all’internazionalizzazione. Sarebbe buona norma quindi, certificare la qualità dei prodotti made in Italy, mediante la digitalizzazione della catena produttiva che punta, ora più che mai, a rendere più competitivi i servizi di export verso i mercati più profittevoli mediante le c.d Smart farming.

In questo periodo storico,  l’obiettivo è quello di generare valore in un mercato che deve fare i conti con fattori quali: economie di scala e rivoluzione digitale. Tante sono le iniziative di open innovation che mettono al centro il vertical dell’Industry. In questo scenario ci sia aspetta dunque un incontro tra domanda e offerta sempre più concreto dove, le PMI italiane, sfrutteranno la tecnologia emergente in favore della filiera produttiva, trasformando l’impresa agricola tradizionale nella sua versione più recente denominata Smart farming.

Smart farming: industria 4.0 e competitività

Smart farming

Diversi sono i settori produttivi italiani emergenti, per citarne alcuni: settore vitivinivolo, settore  dei formaggi o ancora settore della produzione di pasta, dove la competizione è sempre più forte.  Proprio in termini di competitività, i concorrenti stanno organizzando una vera e propria filiera integrata a discapito dell’export italiano, su prodotti di cui quest’ultimo ne detiene il primato.

Qui entra in gioco l’industria 4.0 e l’ IoT come strumenti in grado di controllare la produzione sui campi agricoli e sulla filiera produttiva in termini di: provenienza delle materie prime, lavorazione delle stesse e controllo di tutti i parametri che determinano la qualità del prodotto finito.

L’industria 4.0 riferita al settore agricolo da vita alla smart farming , intesa come un sistema produttivo in grado di impattare su aspetti che prescindono meramente dall’agricoltura e arrivano al turismo inteso come motore della nostra economia. Infatti il turismo relazionato all’agricoltura e al settore alimentare , è un altro degli elementi importanti del nostro paese: basti pensare che il prodotto agroalimentare, è al pari del prodotto artistico e culturale italiano.

È chiaro però che la digitalizzazione, produrrebbe effetti positivi  solo se strutturata impostando i giusti abilitatori tecnologici nei giusti settori, come potrebbe essere per quello agricolo:  il controllo della qualità certificato.

 In questo panorama, il cliente finale entra sempre più in contatto con la filiera produttiva agricola grazie alla condivisione delle informazioni che vanno dalla fase di produzione, passando per la logistica e la distribuzione.

Ci si confronterà quindi con modelli di condivisione aperti in cui tutti gli attori coinvolti nei processi aziendali, potranno valutare gli interventi da fare per tutelare la produzione del raccolto, limitando i danni al prodotto e migliorando di conseguenza costi e qualità. In definitiva per applicare al modello agricolo i principi della smart farming, bisognerebbe promuovere l’integrazione dei processi riguardanti il fornitore dei servizi e il fornitore delle nuove tecnologie,  con il fine ultimo di sviluppare processi innovativi all’interno della catena del valore.

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